Storie di crisi economica, di orgoglio regionale e di unione tra tifosi e giocatori: succede a Santander, capoluogo della Cantabria, nord della Spagna, dove la gloriosa squadra cittadina del Racing è alle prese col periodo più delicato della sua centenaria storia, una stagione che fa il seguito ad altre due più che negative contraddistinte da due retrocessioni di fila. Eppure, come dicevamo, l’orgoglio dei giocatori a disposizione del tecnico Paco Fernandez sta facendo molto scalpore nella penisola iberica perché nonostante non percepiscano lo stipendio ormai da sei mesi, nonostante non abbiano a disposizione materiale tecnico e una decente macchina organizzativa alle spalle, nonostante debbano affrontare lunghe trasferte in autobus, stanno scrivendo un piccolo pezzo di storia del club: primi in classifica in terza serie, addirittura ai quarti di Coppa del Re dopo aver eliminato Siviglia e Almeria, le prestazioni dei biancoverdi fanno venire in mente il più classico dei cuori spinto oltre l’ostacolo.
I tifosi non sono da meno, legatissimi ai propri colori e al proprio undici, ogni settimana affollano El Sardinero, l’impianto cittadino, con la stessa passione di sempre; d’altronde da queste parti il calcio è una cosa seria e in fondo nel recente passato hanno indossato la maglia del Racing giocatori di caratura internazionale come Smolarek, Mellberg, Zigic, Rosenberg, Giovani Dos Santos e Benayoun, in panca s’è seduto anche un allenatore celebre del calibro di Hector Cuper e solo 5 anni fa la squadra prendeva parte alla Coppa Uefa. Nel 2011 sono cominciati i guai finanziari, un anno dopo il club è andato a Angel Lavìn, imprenditore locale attivo nel campo del turismo, che mese dopo mese si è rivelato squattrinato e poco serio. Così la situazione è degenerata con l’inizio del nuovo anno: al Sardinero contro l’Almeria in Coppa i giocatori si erano fermati in mezzo al campo per trenta secondi (con la solidarietà degli avversari), mentre in tribuna i tifosi cercavano di aggredire la dirigenza (vedere il video per credere).
In Piazza Cañadio, cuore pulsante della vita cittadina di Santander, ormai non si parla d’altro, e anche i giocatori sono arrivati al limite delle proprie forze: nella partita di andata dei quarti di finale di Coppa del Re, è arrivata un ko contro i vicini della Real Sociedad, nella trasferta di Zamora di due giorni fa è arrivata un’altra sconfitta (che non ha scalfito la prima posizione in graduatoria), dopodomani ci sarebbe il ritorno di coppa contro i ben più quotati giocatori di San Sebastian, ma il condizionale è d’obbligo perché i componenti della rosa, tutti d’accordo così come i sostenitori, hanno deciso di disertare l’impegno casalingo se non si dimette Lavìn con tutti i suoi collaboratori, un aut aut inequivocabile esternato pubblicamente dal capitano e portiere Mario Fernandez. La situazione è chiaramente in divenire, ma a Santander monta la preoccupazione: due anni di delusioni e retrocessioni non erano stati così amari come questo, in cui la squadra risponde sul campo ma la dignità del popolo di Cantabria sta venendo messa a durissima prova.
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